Ambiente società governance

ESG – Ambiente, società e governance

Ambiente, società e governance

Giorni fa parlavo con un cliente di sostenibilità negli investimenti: non è stato facile e lo scetticismo è rimasto. Non si tratta di una moda ma di una componente significativa e crescente nel panorama della finanza.

Esiste un mondo in forte crescita e che, sempre di più, si occupa del bene comune.

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha predisposto l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, lo scorso 25 settembre. Questo è un modello di sviluppo in grado di tenere insieme crescita economica, diritti sociali e tutela dell’ambiente. L’acronimo ESG è composto da tre parole (Enviromental, social and governance) che a loro volta racchiudono tre distinti universi di sensibilità sociale. Il primo è quello dell’ambiente, che comprende rischi quali i cambiamenti climatici, le emissioni di CO2 (biossido di carbonio), l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, gli sprechi e la deforestazione. Il secondo include le politiche di genere, i diritti umani, gli standard lavorativi e i rapporti con la comunità civile. Il terzo universo è relativo alle pratiche di governo societarie, comprese le politiche di retribuzione dei manager,  la composizione del consiglio di amministrazione, le procedure di controllo, i comportamenti dei vertici e dell’azienda in termini di rispetto delle leggi e della deontologia.

I principi dell’ONU

La definizione, comunque, non è univoca. Un punto di riferimento è rappresentato dai sei principi promossi dalle Nazioni Unite nel 2006, noti come PRI (Principles for responsible investment), che sono stati sottoscritti (su base volontaria) da 1380 società dell’industria finanziaria per un totale di 59 mila miliardi di asset in gestione (dati a fine 2015). Essi impegnano gli aderenti a incorporare le tematiche ESG nell’analisi e nei processi di investimento, nelle proprie politiche e pratiche aziendali, nel ricercare trasparenza su questi fattori nelle controparti, nel promuovere la responsabilità sociale nell’industria, nel cooperare su questo fronte e documentare le attività e i progressi.

L’indice Morningstar

I globi sono l’icona che descrive il Morningstar Sustainability Rating, il nuovo giudizio per i fondi, che misura la loro performance in termini di responsabilità sociale (i cosiddetti fattori ESG) e che è disponibile anche sul sito Morningstar.it (nelle schede dei fondi).

Il rating è calcolato in due fasi. Nella prima ciascun comparto (la copertura inziale a livello globale è di circa 20 mila fondi ed Etf) riceve il Morningstar Portfolio sustainability score, che misura come le società in portafoglio gestiscono i rischi e le opportunità relative ad ambiente, fattori sociali e corporate governance. Questo punteggio è basato sulle analisi e i giudizi di Sustainalytics, società specializzata nel settore, che prende in considerazione anche gli incidenti e le controversie in cui un’azienda può essere coinvolta. La seconda fase è l’assegnazione del rating in relazione alla categoria con la seguente gradazione: basso, sotto la media, nella media, sopra la media e alto. Come per le stelle, un globo indica l’estremo inferiore e cinque globi quello superiore.

Il Sole 24 Ore di alcuni giorni fa ha presentato la seguente tabella “Fondi etici, chi vince a tre anni”:

Lo scetticismo verso queste soluzioni è dovuto alle performance che si considerano inferiori, ma non sempre è vero.

Per raggiungere il suo pieno potenziale, le Società di Gestione del Risparmio non dovranno solo creare soluzioni di investimento, ma anche dotare i singoli investitori con gli strumenti e le risorse necessarie per valutare correttamente e confrontare gli investimenti sostenibili.

Un’indagine di Ubs, sugli indici Msci Sri, che vediamo nella tabella sottostante, mostra che il risparmiatore non deve rinunciare alle performance.

Anche gli stessi Ordini e Diocesi incominciano ad aderire a queste soluzioni*, il primo ad aprire la strada è stata l’Enciclica “Laudato Sii” di Papa Francesco.

Un’indagine dei mesi scorsi di Morgan Stanley, negli Stati Uniti, evidenzia che i singoli investitori mostrano chiaro interesse a integrare il portafoglio investimenti con quelli sostenibili. Una spinta viene dalla crescente domanda e l’impegno dei Millennials e dagli investitori di sesso femminile.

In un momento di sfiducia e scetticismo, memore di profonde delusioni, l’attenzione verso investimenti socialmente responsabili può essere il primo passo verso una ripresa della fiducia e degli investimenti.

Questa potrebbe essere una incredibile opportunità per entrare in contatto con gli investitori, soprattutto i più giovani e le donne.

Fonti: Morningstar, Il Sole 24 Ore*, Ubs AM